giovedì 1 settembre 2016

GIUSTIZIA RETRIBUTIVA O..... GIUSTIZIA RIPARATIVA?

Questo post lo dedico in particolare a due persone:
- Anonimo: che ha sollevato una questione estremamente interessante, (quello della CERTEZZA DELLA PENA) nel suo commento al post "LO  SAPEVATE CHE IL CARCERE è UN'ISTITUZIONE TOTALE?"
- Eleonora: che nel primo post "BENVENUTI NEL MIO BLOG" aveva gettato le basi per un approfondimento in merito al tema "giustizia riparativa" senza sapere che intendeva proprio questo parlando dell'esigenza di "Fare inversione di marcia" !

Sento di rispondere facendo riferimento ad un convegno al quale ho partecipato,
e dal quale sono tornata più consapevole, meno ibrigliata nelle mie posizioni,
poco lungimiranti, forse perchè "viziate" da un'opinione pubblica incalzante,
e da sentimenti umani di rabbia e disappunto nei confronti di condanne "paradossali".
-  forse pochi sanno che nel nostro Paese ormai da quarant'anni la pena, la condanna, 
non dimora più esclusivamente all'interno del carcere (misure alternative alla detenzione).  
Spesso l'opinione pubblica ritiene che il "non carcere" corrisponda a "non pena", 
si ritiene quindi che, se una persona, autore di reato, viene condannato, 
e la sua condanna non viene eseguita all'inteno del carcere si sia in presenza di un paese che non esercita la "Giustizia". 
sembra che la DOMANDA DI GIUSTIZIA/CERTEZZA DELLA PENA 
sia una domanda che può  ritenersi soddisfatta solo se “CONDANNA = CARCERE”.
C'è ancora difficoltà a considerare,che oltre alla pena detentiva esistano 
misure alternative alla detenzione.


è come se una condanna, non possa avere un futuro che consente un percorso
dove da un "prima" si procede verso un "FUTURO" che contiene anche
la SPERANZA DI CAMBIAMENTO.
la GIUSTIZIA RIPARATIVA è un nuovo paradigma, che cerca di farsi spazio
all'interno del nostro Paese, ed è quel modello di giustizia dove l'attenzione
non viene posta esclusivamente al passato, (cioè al tempo in cui è stato commesso il reato) 
ma viene posto in un presente che, facendo i conti con il passato, 
si orienta verso  il futuro (come futuro in cui è possibile ristabilire i legami che il compimento del reato ha reciso,ha sospeso, ha violato).
mentre la giustizia RETRIBUTIVA è una giustizia che punisce,
 attraverso una pena e una condanna definitva; 
la giustizia riparativa si pone invece come obbiettivo quello di consentire una
riflessione sul reato, sul significato che questo ha avuto nella relazione con le altre persone
e la più ampia comunità.
la Giustizia riparatva pone l'accento sull'esigenza di RIPARARE IL DANNO ARRECATO
e quindi di chiedersi: qual'è il danno?  

ANCORA, in merito alla delicata questione "certezza della pena" sento di dire che: 
talvolta si rischa di far corrispondere l'idea archetipica di "Giustizia",
alla necessità concreta di rinchiudere le persone autrici di reato in carcere, 
e lanciare le chiavi...

In merito a questo delicato argomento, posto un video, 

spero possa risultare interessante!



Tratto da: https://www.youtube.com/watch?v=Q_iZIoLCSII

8 commenti:

  1. Credo che sia un post saggio, con risvolti sociali importanti, bisognerebbe coinvolgere e far dialogare di più la società ed il carcere, attraverso la scuola, attraverso le varie Chiese ( intese come luoghi di culto religioso), ma anche alle associazioni Scout, ACR...
    Vorrei che oltre alla RI-EDUCAZIONE, si parlasse di EDUCAZIONE...
    Quella strana e quasi sconosciuta parola...Ci sono le agenzie educative, prima fra tutte la Scuola, ma di affettività-sessualità non se ne parla, o lo si fa poco, o lo fa l'esperto nel corso "X", di difficoltà della vita, problem solving, non si parla, dobbiamo insegnare, educare, esercitare i giovani alla difficoltà, non si vince sempre, non si è sempre il primo della classe, le avversità non si cancellano, la vita non è un videgioco, la vita non si resetta come un pc...tornando all'affettività e sessualità, molti giovani diventano genitori per una maturità corporea, che non corrisponde ad una maturità in termini di adultità.
    Sono consapevole della delicatezza di questi temi, non mi sento in grado di trattarli ma credo di poter dare uno spunto di riflessione, perchè poi le conseguenze ricadono su tutti, in maniera più o meno diretta.

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  2. Non sempre è facile dare una seconda possibilità a questi detenuti. Anche se ammettono di essere cambiati e di voler far del bene, resta sempre il dubbio: e se poi tornano ad uccidere di nuovo? a rubare? Chi ci da la certezza che si sono realmente pentiti? Forse bisogna semplicemente FIDARSI?

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  3. Carmelo Musumeci era a capo della cosiddetta mafia della Versilia, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso e per l'omicidio di Alessio Gozzano. Ora Musumeci è un detenuto che gode di privilegi che non sono a disposizione di tutti i carcerati.
    La sua pena, forse, durerà tutta la vita, quello che è sicuro è che la pena dei famigliari di Alessio sarà l'ergastolo senza possibilità di permessi premio, sconti di pena o grazia.
    Federico

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  4. grazie per il tuo commento Silvia!
    il beneficio del dubbio rimane; le nostre esistenze, purtroppo o per fortuna, si sostanziano di incertezze...tuttavia, l'incertezza insita nella vita, non deve spaventarci a tal punto da non poter sviluppare una progettualità positivamente connotata.
    Non sono immune alla rabbia, al dolore. difronte al crimine non posso non rimanere scossa o emotivamente provata.
    vi sono molteplici crimini, con dinamiche diverse e di gravità differenti, ma tutti, hanno un filo conduttore che li accomuna: il "non rispetto" verso l'altro (persona) o cose (oggetti)...
    ogni persona è diversa, ognuna è autrice del suo cambiamento, e ancora, ognuna può decidere di intraprendere un personale percorso di cambiamento. la Giustizia riparativa si propone di dare la possibilità, a chi è meritevole, di ri-imparare il valore del rispetto, di comprendere i motivi che l'hanno portato a delinquere, a comprendere le conseguenze dei loro agiti criminosi...e , se possibile, imparare a perdonarsi.
    è un percorso arduo, credo che "uno su mille ce la fa" ma, fosse anche solo per uno, vale la "pena" (letteralmente) tentare, secondo la nostra Costituzione e il Codice penale del nostro Paese.

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  5. Federico, ti ringrazio per il commento senza simbolismi... un commento che fa breccia, che infuoca tutta la disapprovazione morale nei confronti di chi uccide, di chi ha fatto della violenza il suo lavoro.
    la tua consatatazione è legittima ed inattaccabile! proprio come il dolore e lo strazio di chi perde un caro...
    ti ricordo infatti che secondo la Giustizia italiana questo caso è un "fine pena mai" e, in qualche modo, il tuo senso di Giustizia viene qui assicurato. lui è in carcere, è isolato in una realtà "distaccata" e non può più "vivere" liberamente.
    lui ha tolto qualcosa, e a lui, è stato tolto qualcos'altro.
    questo è quello che ha deciso lo Stato italiano.

    quello su cui dovremmo interrogarci è, se, effettivamente, abbia senso una detenzione che si propone l'ambizioso obbiettivo di "rieducare" alla vita, ma in realtà, questa vita "fuori le sbarre" è un miraggio! di conseguenza, potrebbe aver senso, che queste persone potessero dedicare parte del loro tempo e delle loro energie allo sviluppo di opere buone, utili socialmente magari grazie alla creazione di formule apposite.

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  6. Jenny, posso dire altrettanto del tuo commento.
    un tripudio di stimoli eccitanti!
    sicuramente la Scuola indottrina la parte intellettuale ma mano quella umana.
    La didattica vorrebbe alunni uguali gli uni agli altri, per poter proporre programmi didattici standardizzati e veloci.
    Ogni alunno invece, contro ogni logica semplicistica, è diverso, portatore di bisogni particolari.
    lo stesso Gardner, con la sua teoria delle "intelligenze multiple" ci svela tutta la complessità, con cui dovrebbe interfacciarsi una didattica, davvero, per "tutti".
    altra cosa, la Scuola deve affrontare il tema dell'AFFETTIVITA', sessuale ma anche di relazioni amicali, familiari, soprattutto in un monento storico come la contemporaneità che stiamo vivendo (la "società liquida") caratyterizzata dallo sgretolamento dell'Istituzione FAMIGLIA, dal depauperamento culturale, prima che economico...urge che la Scuola, agenzia educativa di prim'ordine, prenda a cuore non solo le diverse intelligenze, e le sappia curare e far germogliare, ma, formi persone consapevoli, capaci di conoscersi, di dar voce alle proprie emozioni, in modo socialmente accetabile, persone che riacquistino le capacità di confrontarsi vis a vis! troppo spesso i nostri teen agers sono sgrammaticati emotivamente!!!!
    perchè, una delle contraddizioni del nostro tempo è che... nel mondo super connesso di oggi, siamo paradossalmente vicini ma lontani, ognuno eremita sul proprio eremo!
    Ricordiamo sempre che siamo ANIMALI SOCIALI !!!

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  7. Buonasera a tutti! E' la prima volta che approdo in una piattaforma di questo tipo e, da assistente sociale ma prima di tutto da donna e da cittadina, provo a dire la mia... Credo che il tema della giustizia riparativa sia un tema molto delicato dal punto di vista etico, non solo per la cittadinanza ma anche per gli operatori del sociale, per "gli addetti ai lavori" che nel loro lavoro quotidiano abbracciano e si scontrano con dilemmi etici sui quali spesso non possiamo avere sempre e subito tutte le risposte. Credo che spesso la gente oggi giorno vada "educata" a partire dalle regole minime (rispetto degli orari di un ufficio, un linguaggio appropriato da utlizzare, rispetto dei confini di una relazione ecc.)e a volte è già difficile riuscire in questa impresa, figuriamoci quando la ri-educazione riguarda persone che hanno commesso dei reati che hanno cambiato per sempre la loro vita e quella delle vittime e dei loro familiari. E' presente, mi sembra, per molti, il luogo comune rispetto al quale le misure alternative alla detenzione sono misure "facili", come una specie di bonus... ma una delle funzioni del carcere dovrebbe essere proprio quella educativa e ri-educativa, oltre che punitiva, o sbaglio?...Noi contribuenti ci aspettiamo che queste persone escano uguali a prima o ci aspettiamo che il carcere assolva alla sua funzione e porti ad un reale e tangibile cambiamento? Direi la seconda. Forse riparare il danno commesso sarà sempre impossibile, ma può essere possibile riparare la persona che lo ha commesso, stimolare in lei quell'empowerment che produce un cambiamento positivo, e che le permetta di non commetettere più lo stesso errore. E tutto ciò non è solitamente il risultato di una giustizia retributiva. Non sarà mai una consolazione per la famiglia vittima del reato, ma credo possa rappresentare senz'altro una rivincita di questa società che spesso sembra possa generare mostri ma a volte li può anche distruggere, o trasformarli... Grazie e buon lavoro Paola!!! Ilaria

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  8. Cara Ilaria, il tuo commento è profondo, il tema l'hai sviscerato con la delicatezza che merita, con la professionalità che richiede.
    Le tue parole sono il frutto di un'etica personale sviluppata ed unita ad un'etica professionale che, si interfaccia quotidianamente con il risvolto concreto di queste questioni "astratte"...
    convengo con quanto hai postato, soprattutto nella parte conclusiva del tuo discorso, quando parli di RIVINCITA di questa società, che può essere potente nel crare mostri ma, sa e si impegna a superare la sua stessa potenza nel generare NUOVE IDENTITA' legalmente orientate!

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