lunedì 29 agosto 2016

L'Educatore
Ciao e......... Ben trovati!
Il  viaggio che ci sta guidando alla conoscenza delle professionalità che incontra un minore all'interno di un Istituto Penitenziario Minorile, ci sta insegnando che sono molteplici, ognuna con il suo specifico ambito di pertinenza (sanitario, pedagogico...).
L'Educatore è un petalo di questa rosa, e in questo contesto viene qualificato come "Funzionario della Professionalità Pedagogica" (F.P.P) .
Perchè incontriamo questa figura in un carcere minorile?!?
Vi do un suggerimento di tipo normativo.....ART.27 della Costituzione, ricordate?"la pena deve tendere alla rieducazione...." come detto e sottolineato in uno dei primi post introduttivi!
Non vi elenco tutte le attività che lo vedono partecipe e le mansioni che gli competono, poichè rischierei di essere noiosa e poco efficace.  
Ma vi rendo partecipi delle molteplici dinamiche in cui un educatore è implicato e di cui ho preso parte in qulità di tirocinante e, durante le quali, ho avuto un ruolo di osservatrice partecipante.
-        colloqui di sostegno con i detenuti,  soprattutto prima e dopo possibili eventi critici (colloqui  visivi o telefonici con familiari,  udienze…);
-        ascolto delle richieste del minore e, se possibile, loro soddisfazione (es: chiamare la madre del minore al fine di far recapitare allo stesso vestiario o pecunia);
-        colloqui di primo ingresso in IPM, il quale è finalizzato a comunicare al minore dove si trova (anche tramite l’uso di una cartina geografica), per quanto ci rimarrà e si cerca di attivare tempestivamente i contatti con l’esterno, più nello specifico con la famiglia e l’avvocato difensore (viene chiesto se si desidera scrivere una lettera e/o ricevere qualcuno ai colloqui visivi e/o sentire qualcuno ai colloqui telefonici), l’educatore aiuta il detenuto a compilare l’Istanza per i colloqui visivi/telefonici. Viene spiegato chi sono le figure che incontrerà (personale medico, insegnanti, operatori, polizia penitenziaria, attività che sono proposte…). Durante il colloquio si cerca di rassicurare il minore, vengono spiegati quali sono i suoi diritti e i suoi doveri (viene consegnata  La carta dei diritti e dei doveri dei minorenni che incontrano i servizi minorili della giustizia in lingua lui comprensibile), come il diritto a praticare la propria religione, a proseguire gli studi e la formazione, a richiedere un regime alimentare particolare  e solo per citarne uno, il dovere di rispettare i luoghi e le persone;
colloqui nel Centro di Prima Accoglienza al minore colto in flagranza di reato, per dare lui sostegno, per cercare di reperire informazioni in merito alla sua persona (dati anagrafici),  situazione scolastica e socio-demografica, composizione familiare, percorso migratorio, motivi del reato; si chiedono ai minori se possono fornire i recapiti telefonici dei familiari in modo da avviare quanto prima contatti con gli stessi. Inoltre il colloquio si propone di far capire al minore dove si trova, per quale ragione (il C.P.A non è un carcere, ma solo un luogo in cui  sei ospitato in attesa dell’Udienza di Convalida) e per quanto ci rimarrà ( max 96 ore), si invita il ragazzo a non farsi del male e a non tentare di fuggire;
- osservatrice nelle equipe multidisciplinari,  e in alcuni casi, aiuto-relatrice delle stesse;





- equipe multidisciplinari ah hoc (Assistente sociale, Psicologo, educatore, psicoterapeuta) per il progetto educativo individualizzato (P.E.I) di un minore, in seguito condiviso con la famiglia, l'avvocato di fiducia, e infine, con il minore destinatario del progetto;
 
- Partecipazione alle giornate dedicate all’ingresso delle scuole superiori all’interno dell’IPM  in seno al progetto “Voci di dentro, voci di fuori” percorso di educazione alla cittadinanza basata sul confronto attivo tra studenti degli Istituti superiori della provincia e i ragazzi detenuti.
- Condivisione delle note informative/relazioni di aggiornamento che vengono redatte sulla situazione intramuraria del detenuto.

Queste, alcune tracce di esperienze che ho vissuto e che mi hanno resa una persona più ricca sotto il profilo formativo e personale. Ciò di cui non vi ho ancora parlato infatti è lo spessore morale, culturale professionale ed umano che ho colto nelle persone con cui mi sono relazionata...i diversi stili comunicativi cui mi sono imbattuta...le mie modalità partecipative... è stato un vero viaggio di conoscenza a più livelli ma, in definitiva, anche di me stessa!!! calata in un contesto inedito, retto da dinamiche, anche gerarchiche, che avevo conosciuto solo nei manuali.


alla prossima!
Paola

6 commenti:

  1. Carissima Paola, ho trovato i tuoi post molto coinvolgenti e soprattutto interessanti. Il tema scelto per questo tuo post non è un tema molto trattato purtroppo, per questo ti ritengo una persona coraggiosa, anche per il fatto di aver scelto di svolgere la tua prima esperienza da educatrice in un carcere minorile.
    Aspetto con curiosità i prossimi post!
    Buona continuazione
    Marika

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  2. Grazie per l'opinione che hai voluto condividere Marika.
    dici bene...Sono temi poco trattati, e questa lacuna sociale ha avuto in me l'effetto opposto! perchè mi ha spinta a percorrere un sentiero poco battuto, tutto da costruire e da conoscere! Aprire quella porta aveva senso sotto un profilo formativo: per spendere sul campo le conoscenza acquisite nei libri di testo, ma soprattutto per imparare il "non detto" nei libri, maanche per compensare quell'esigenza di senso pratico e partecipato, che fa necessariamente parte di chi vuole mettersi in gioco pienamente!
    Coraggio?!
    ti ringrazio! ma credo non ci voglia più coraggio di chi sceglie di approcciarsi a degli anziani, piuttosto che a dei bambini. Si tratta in ogni caso di persone, che in comune vivono uno stato di disagio sociale, con problematiche delicate e dalle quali bisogna partire, in vista di lidi più sereni.
    Più in generale ti rispondo che il coraggio ci vuole sempre (p.e:difronte ad un bambino maltrattato,privato dai suoi affetti/ difronte ad un anziano solo con le trame della sua storia, che percorre e ripercorre, talvolta senza trovarne un senso di compiutezza).
    Nella nostra "cassetta degli attrezzi" non dovrebbe mai mancare il coraggio, il dialogo, l'empatia, la "giusta distanza" e una continua messa in discussione costruttiva e positivamente orientata.
    perchè? semplicemente abbiamo come destinari dei nostri interventi persone, costituite da anima e corpo...e di un'identità tutta da trovare e ritrovare continuamente!

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  3. Lodevole l'operato di un educatore. Ma oltre alle relazioni intramurarie, vanno coltivate anche le relazioni esterne, soprattutto tra educatore e amici. Il tempo dedicato a questi ultimi non va mai dosato con il contagocce. Mi auguro che la passione per il lavoro possa andar di pari passo con il coltivare (e mai abbandonare) relazioni. Buon cammino

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    1. Sarebbe bello sapere sotto quali spoglie si nasconde questo amico/a...in questo commento sento un filo di risentimento.
      chiunque tu sia, mi dispiace.
      Credo che nella vita, salute,amore e lavoro siano ai primi posti. Nella "salute" (intesa anche come salute psichica), così come nella dimensione dell'"amore" (intesa come affetti cari e unici), sono incluse le persone amiche.
      putroppo le esigenze naturalmente legate allo studio e quelle legate al lavoro full-time, accorciano il tempo a disposizione, talvolta anche quello personale.
      tuttavia agli amici, in questi momenti critici, se non riesco ad offrire occasioni concrete, riservo comunque i miei pensieri più profondi. e soprattutto i miei amici sanno che qualora dovessero avere bisogno di me, io ci sono.
      Ma anche i miei amici possono capire, se non peccano di eccessivo egoismo, che concludere questo capitolo della mia vita è importante, per ritrovare i miei spazi e finalmente poter dare me stessa a chi avrà avuto la bontà di aspettare la mia attraversata e, sono certa che chi non mi avrà persa di vista con il binocolo dell'amicizia sarà ad attendermi al porto, quando lo raggiungerò.
      ..e sarò lieta di abbracciarvi e di ringraziarvi per l'atto altruistico, in definitiva di AMICIZIA che avete compiuto.

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  4. Paola, purtroppo la figura dell' educatore ancora oggi non é ben conosciuta e delineata, sopratutto da persone che non lavorano all'interno dell' ambito educativo. Ritengo fondamentale che tu abbia scritto questo post (nonostante sia specifico di un settore), perché permette anche alle persone piu lontane a questo lavoro di capire e comprendere che la figura dell'educatore é una figura funzionale ed indispensabile all' interno di una equipe. Sono entusiasmata a leggere i tuoi prossimi post perché ritengo che il tuo esprimerti all'interno di queste righe sia molto coinvolgente.
    Saluti, Martina

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  5. ti ringrazio per la restituzione "di settore" che hai voluto condividere. ogni piccolo contributo da parte di chi dell'educazione ha fatto un lavoro permetterà di far comprendere quando delicato e importante sia un lavoro educativo, capillare e fondativo per entrambi gli attori coinvolti: educatore-educando e aggiungo, per l'intera società.

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