domenica 28 agosto 2016

Polizia Penitenziaria
 
Per introdurvi questa nuova figura professionale che è in primis un corpo di Polizia, condivido i contenuti di un'intervista che ho somministrato ad un agente di polizia penitenziaria con una notevole anzianità di servizio.

 Si tratta di un agente con 33 anni di servizio alle spalle, anzianità di servizio cui ha dato lustro sovente nel corso del nostro colloquio.
Ho chiesto di edulcorarmi rispetto al suo modo di rapportarsi con i detenuti; la prima parola che ha menzionato, con fermezza, è stata “Rispetto” spiega che tutto il rapporto parte da questo concetto! in quanto i  minori ristretti sono persone, prima che detenuti.
L’agente ritiene non debbano mai mancare tre elementi fondamentali nel rapporto con i reclusi, i quali elementi, si rivelano necessari per poter svolgere la sua professione nel lungo periodo, ovvero: RISPETTO, DIALOGO e BUON SENSO. Sottolinea il fatto che se viene meno una sola di queste tre componenti è utile cambiare mansione per la propria salubrità psichica e per il bene dei detenuti che sono soprattutto minori in crescita.
Spiega che, per potersi rapportare correttamente con i minori è utile lasciare i problemi personali fuori dall’ IPM in quanto, in un contesto del tutto particolare come quello intramurario, di per sé chiuso, tali tensioni rappresenterebbero una miccia pronta ad innescare un caos interno alla struttura stessa.
A questo proposito, narra che, durante la sua carriera lavorativa ha vissuto un momento particolarmente difficile, causato da fattori extralavorativi. In quel momento ha capito che tali problematiche avrebbero avuto delle ripercussioni altrettanto negative nel contesto lavorativo e che era giunto per lui il momento di prendersi una pausa, per tornare serenamente al suo lavoro.
Ho cercato di rinforzarlo in questo senso poiché, accorgersi di “non farcela”, oltre che un punto d’inizio è un punto d’arrivo. Una conquista frutto di riflessione personale.
L'intervistato, è un agente che entra nella cella, si siede nella branda con il detenuto, sa ascoltarlo, permette lui di aprirsi e di parlare (si tratta spesso di minori con un background personale fatto di deprivazioni, violenze, abbandoni, cui spesso non hanno dato voce). Il tutto sempre all’interno di un confine, una linea di demarcazione necessaria, (tu detenuto, io agente, ma entrambi persone umane) utile per creare un clima di rispetto.
Racconta di non accettare che i giovani appoggino la mano sulla sua spalla. Spiega che, a suo avviso, farsi appoggiare la mano sulla propria spalla dal minore, simboleggi la sua sottomissione all’autore di tale gesto, fatto questo, del tutto inaccettabile. Verrebbe meno la differenza di ruolo, quella giusta distanza, il rispetto dell’autorità che invece deve essere riposto in un agente, e più in generale nelle persone.
Le situazioni di tensione possono essere arginate mediante l’uso della forza fisica, ma si tratta dell’estrema ratio.
Ho chiesto perché alcune volte gli agenti indossano l’uniforme e altre volte no. Ha spiegato che per non “traumatizzare i detenuti”, gli agenti in sezione non la indossano e che c’è un decreto a riguardo.
Gli agenti che indossano l’uniforme sono invece quelli collocati in portineria, ufficio matricola e ufficio comando. L'intervistato sottolinea che comunque sotto alla divisa c’è una persona (ha portato la sua mano al cuore, battendola).
Sostiene che gli agenti di polizia penitenziaria siano sottoposti a tensioni particolari, le quali possono avere effetti marcatamente negativi per la sanità mentale personale. Per questa ragione i loro turni lavorativi coprono una fascia oraria di durata massima non superiore alle 6 ore. 

Mi sembra doveroso ricordare le vittime del terremoto nelle Marche, e ringraziare tutte le persone che a diverso titolo si sono messe a disposizione per aiutare concretamente, con le proprie mani, con la propria professionalità, mettendo a disposizione i propri mezzi. Un contributo significativo in questo senso è stato offerto anche dal corpo di polizia penitenziaria. Per ulteriori info vai al link: http://www.polizia-penitenziaria.it/


Alla prossima! Paola

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